L’autunno è una stagione stupenda ed amo perdermi tra le foglie gialle appena cadute, i tronchi bagnati e le salamandre. La pioggia impregna tutto dando una dominante magenta ai riflessi e rinvigorendo i colori.
Spesso, però, mi imbatto in una scena grottesca: funghi velenosi (che poi sarebbero tossici, a dirla tutta), magari colorati e bellissimi, rotti.
Non mi riferisco alle lumache che li mangiano, o ad altri animali che li possono calpestare, ma a rotture effettuate di proposito col bastone, da coloro che si definiscono “fungaioli” o “cercatori di funghi”.
Non tutti, sia ben chiaro, nella categoria ci sono anche tante persone che si comportano correttamente, eppure ne basta anche uno solo determinato e scorretto per devastare interi appezzamenti boschivi.
Stanco di queste cose, ho deciso di scrivere questo post sul blog, in cui vi spiegherò dieci motivi per cui chi rompe i funghi velenosi dovrebbe capire che non si tratta di un comportamento corretto.
- Rompere i funghi tossici non limiterà la loro diffusione a breve termine: spesso così facendo, se sono pronti, diffondono le spore sul terreno circostante in maniera molto efficace
- Rompere i funghi tossici non vi rende supereroi che salvano altre persone; ciò non impedirà a queste ultime, magari incaute o inesperte, di raccoglierli e morire. Quelli che vanno in giro a raccogliere i funghi senza conoscerli rischiano veramente tanto, a volte lo sanno, e non cambieranno idea grazie ai vostri funghi rotti. Magari li trovano più utili per lo spezzatino
- Rompere i funghi tossici è vietato per legge, perché è vietato danneggiare il suolo e raccogliere/danneggiare funghi non commestibili senza autorizzazioni da parte degli enti competenti
- Rompere i funghi tossici è estremamente egoista: perché privare le altre persone della vista di queste bellezze? Spesso hanno colori incredibili, e gli organismi che ci circondano non esistono solo a nostro uso e consumo, non possiamo eliminare tutto ciò che non ci piace o non ci è utile in senso strettamente materiale. Abbandonate la vostra visione solo utilitaristica della natura
- Rompere i funghi tossici spezza la magia di un luogo: è il segno del passaggio umano che non si vorrebbe incontrare, come i rifiuti
- Rompere i funghi tossici è maleducato, un retaggio di tempi passati senza fondamenti scientifici
- Rompere i funghi tossici è un danno per la ricerca: dopo di voi potrebbe passare qualcuno che li studia e magari ha bisogno di campioni integri, magari per descrivere nuove specie
- Rompere i funghi tossici è un danno per la divulgazione: dopo di voi potrebbe passare qualcuno che li fotografa e utilizza le immagini per farli conoscere al grande pubblico, e perché no, sensibilizzarlo sulle specie da non raccogliere (ovviamente nelle sedi adeguate)
- Rompere i funghi tossici implica non conoscere minimamente l’importanza dei funghi per gli ecosistemi. Alcuni funghi creano simbiosi con le piante importantissime per le foreste, altri sono parassiti e selezionano le piante deboli favorendo le più forti, altri ancora velocizzano il processo di decomposizione dando materia organica ai suoli e arricchendoli; l’estinzione di certi funghi può compromettere tutto il bosco a lungo termine. Se è vero che rompere il fungo non lo uccide, un’azione sistematica può danneggiare a livello locale una o più specie, con ricadute a cascata sull’habitat.
- Rompere i funghi tossici non ridurrà la vostra frustrazione per non aver trovato neanche un bel porcino
Grazie a Nicolò Oppicelli e Alessia Tatti, che si occupano di funghi per lavoro, per la revisione del testo.
Marco Colombo
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